
Un percorso breve, profondo, mirato.
Dedicato a donne iperperformanti, ipercritiche, e stanche di dubitare sempre di sé,a trovare il coraggio di scegliere .

Riconoscere il blocco reale. Uscire dal circolo vizioso di dubbio e rimuginio.
La Terapia A Seduta Singola è una tecnica centrata sul valore di ogni singolo incontro terapeutico, che viene trattato come un intervento completo e significativo in sé. Questa modalità non prevede un percorso strutturato su più sedute, ma lavora per massimizzare l'efficacia di un unico colloquio, offrendo supporto immediato e strumenti pratici per affrontare una difficoltà specifica. È indicata per chi desidera un aiuto puntuale, focalizzato e non necessariamente continuativo nel tempo.
Terapia a seduta singola (TSS)

Ricollegare mente e corpo. Far emergere sensazioni e desideri autentici.
La Terapia Focalizzata sulla Soluzione si concentra su ciò che funziona nella vita della persona piuttosto che sui problemi. L'obiettivo è costruire soluzioni pratiche e concrete, valorizzando le risorse personali e i successi già ottenuti. Si tratta di un approccio orientato al futuro, breve e altamente collaborativo, adatto a chi desidera cambiamenti rapidi e mirati.
Terapia breve centrata sulla soluzione

Sperimentare nuove azioni, anche imperfette. Superare la paura di sbagliare.
La Terapia Breve Strategica è un modello innovativo e orientato al cambiamento, che lavora sulla ristrutturazione delle modalità disfunzionali con cui la persona affronta il problema. Attraverso tecniche specifiche e strategie mirate, si interviene in tempi brevi per rompere i circoli viziosi e stimolare nuove soluzioni più efficaci. È adatta per una vasta gamma di problematiche e si focalizza sul come si mantiene il problema piuttosto che sul perché è nato.
Terapia strategica

Consolidare la nuova identità. Rafforzare autonomia e autoefficacia. Rituali, strategie + se serve:
Terapia sistemica👉 Durata: da 4 a 10 incontri (ogni 2 settimane)
La soglia della Continuità è il momento in cui ciò che è stato compreso e trasformato costruisce radici.
Attraverso un lavoro di terapia strategica, talvolta anche sistemica, il focus si sposta sul rendere stabile ciò che è nuovo: integrare nel quotidiano le scelte, i comportamenti e i pensieri che sostengono il benessere.
È la fase in cui la persona impara a camminare da sé, mantenendo viva la direzione scoperta nel percorso.

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Via Marianopoli 40, Roma

Ti è mai capitato di:
Rimandare proprio quella cosa che desideravi fare?
Dire di no a un’opportunità che aspettavi da tempo?
Mollare tutto un attimo prima di ottenere qualcosa?
Magari poi ti sei anche detto: “Lo sapevo… rovino sempre tutto.”
No, non è solo insicurezza. Non è mancanza di volontà.
Molto spesso è paura. E ha una sua logica. Solo che… non funziona.
L’autosabotaggio non è una casualità. È una strategia.
È un modo in cui la nostra mente cerca di proteggerci da qualcosa che teme: fallimento, giudizio, rifiuto, delusione.
Lo psicoterapeuta Jay Haley, uno dei fondatori della terapia strategica, diceva:
“Le persone non si incastrano nei problemi, ma nelle soluzioni che hanno trovato ai problemi.”
Ecco perché chi si autosabota non è bloccato nel problema… ma nella soluzione che ha messo in atto per evitarlo.
Immagina:
Vivi in una casa vecchia. Con crepe sui muri, infissi che cigolano, luce fioca.
Ma ci sei abituato. Sai dove sono i gradini che scricchiolano, le prese che non funzionano.
Ora pensa a una casa nuova. Più luminosa, più stabile, tutta da arredare come vuoi.
Ti danno le chiavi.
E tu… resti nella vecchia.
Perché?
Perché quella casa, per quanto scomoda, è prevedibile. Sicura. Conosciuta.
L’autosabotaggio è questo: restare dove si conosce il dolore, piuttosto che affrontare l’ignoto della felicità.
Valentina (nome di fantasia) è una donna brillante. Tante idee, tante qualità.
Ma ogni volta che deve fare un salto… si blocca.
Un nuovo lavoro? Trova mille motivi per rifiutarlo.
Un’idea nuova? La lascia lì, tra i pensieri.
In terapia è emersa una voce interiore:
“Se ci provo e fallisco, dimostro che non valgo.”
Allora meglio non provarci proprio.
Meglio autosabotarsi prima, che sentirsi rifiutati dopo.
Il primo passo è accorgersene.
Il secondo è chiedersi cosa si sta evitando davvero.
📌 Prova a rispondere a queste domande:
Quando sto per fare qualcosa di importante, tendo a…
Lo faccio perché temo che…
Ma se lo facessi comunque, potrei scoprire che…
Scrivere, leggere ad alta voce, rileggere il giorno dopo.
Anche solo questo può spostare il punto di vista.
L’autosabotaggio nasce per aiutarti a sopravvivere.
Ma oggi puoi scegliere di vivere meglio.
Con meno perfezione. E più consapevolezza.
Con meno giudizio. E più cura.
E se iniziassi a vedere quella paura non come un limite, ma come una guida?
💬 Lascia un commento: mi piacerebbe sapere che esperienza hai con l’autosabotaggio.
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A presto,
Giulia 🌿
Bibliografia
Haley, J. (1976). Problem-Solving Therapy. Jossey-Bass.
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