
Sono la dottoressa Giulia Monaco, psicologa e terapeuta specializzanda in terapia breve sistemica strategica. Mi sto specializzando all'istituto ICNOS di Roma. La mia formazione mi permette di utilizzare 4 diversi modelli (e/o tecniche) di terapia breve:
- Terapia a Seduta Singola
- Terapia Breve Centrata Sulla Soluzione
- Terapia Strategica
- Terapia Sistemica (Familiare, di coppia)
Il mio percorso ed i miei studi situati a Roma, sono il risultato della mia dedizione a questa disciplina. Come specializzanda, ho investito e continuerò ad investire anni nella mia formazione per offrire un aiuto psicologico efficace, breve e orientato a soluzioni funzionali.
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Via Marianopoli 40, Roma

Ti è mai capitato di:
Rimandare proprio quella cosa che desideravi fare?
Dire di no a un’opportunità che aspettavi da tempo?
Mollare tutto un attimo prima di ottenere qualcosa?
Magari poi ti sei anche detto: “Lo sapevo… rovino sempre tutto.”
No, non è solo insicurezza. Non è mancanza di volontà.
Molto spesso è paura. E ha una sua logica. Solo che… non funziona.
L’autosabotaggio non è una casualità. È una strategia.
È un modo in cui la nostra mente cerca di proteggerci da qualcosa che teme: fallimento, giudizio, rifiuto, delusione.
Lo psicoterapeuta Jay Haley, uno dei fondatori della terapia strategica, diceva:
“Le persone non si incastrano nei problemi, ma nelle soluzioni che hanno trovato ai problemi.”
Ecco perché chi si autosabota non è bloccato nel problema… ma nella soluzione che ha messo in atto per evitarlo.
Immagina:
Vivi in una casa vecchia. Con crepe sui muri, infissi che cigolano, luce fioca.
Ma ci sei abituato. Sai dove sono i gradini che scricchiolano, le prese che non funzionano.
Ora pensa a una casa nuova. Più luminosa, più stabile, tutta da arredare come vuoi.
Ti danno le chiavi.
E tu… resti nella vecchia.
Perché?
Perché quella casa, per quanto scomoda, è prevedibile. Sicura. Conosciuta.
L’autosabotaggio è questo: restare dove si conosce il dolore, piuttosto che affrontare l’ignoto della felicità.
Valentina (nome di fantasia) è una donna brillante. Tante idee, tante qualità.
Ma ogni volta che deve fare un salto… si blocca.
Un nuovo lavoro? Trova mille motivi per rifiutarlo.
Un’idea nuova? La lascia lì, tra i pensieri.
In terapia è emersa una voce interiore:
“Se ci provo e fallisco, dimostro che non valgo.”
Allora meglio non provarci proprio.
Meglio autosabotarsi prima, che sentirsi rifiutati dopo.
Il primo passo è accorgersene.
Il secondo è chiedersi cosa si sta evitando davvero.
📌 Prova a rispondere a queste domande:
Quando sto per fare qualcosa di importante, tendo a…
Lo faccio perché temo che…
Ma se lo facessi comunque, potrei scoprire che…
Scrivere, leggere ad alta voce, rileggere il giorno dopo.
Anche solo questo può spostare il punto di vista.
L’autosabotaggio nasce per aiutarti a sopravvivere.
Ma oggi puoi scegliere di vivere meglio.
Con meno perfezione. E più consapevolezza.
Con meno giudizio. E più cura.
E se iniziassi a vedere quella paura non come un limite, ma come una guida?
💬 Lascia un commento: mi piacerebbe sapere che esperienza hai con l’autosabotaggio.
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A presto,
Giulia 🌿
Bibliografia
Haley, J. (1976). Problem-Solving Therapy. Jossey-Bass.
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